A Barbarano già esisteva una chiesetta dedicata a S. Giovanni Evangelista la quale venne atterrata per innalzarvi l’attuale, semplice si, ma bella e spaziosa, con un piccolo convento».«Siamo lieti di nominare tra i benefattori il Cardinale di S. Chiesa, l’illustre S. Carlo Borromeo, il quale nel 1580 trovandosi in sacra visita a Salò eccito il popolò con apposito decreto a somministrare elemosine per condurre a termine l’edificio. Il municipio di Salò ai 24 febbraio 1580 decreto la somma di L. 400 e di più donò la porta di marmo nero, già lavorata per la chiesa parrocchiale, di gotico disegno, scolpita a basso rilievo dallo scultore Iacopo Philippo a Brixia.Ne devesi tacere la molta sollecitudine del P. Mattia Bellintani da Salò per condurre a termine e convento e Chiesa; questa era ornata di parecchie tele preziose che sparirono in tempo della soppressione Napoleonica».«La consacrazione della Chiesa… é ricordata da una lapide posta in Chiesa sopra la porta (consacrata dal Vescovo Iacopo Rovellio di Salò il giorno 19 marzo 1585).La devozione del popolo verso i religiosi era si grande, che i cittadini di Salò avrebbero voluto averli con se nel centro della città e nel 1625 ne fecero petizione al Capitolo Provinciale, ma non potè effettuarsi credo, per mancanza di opportuna località.
I religiosi da parte loro corrisposero sempre a tanto amore, servendo la popolazione nelle cose spirituali, come orazioni, confessioni, messe, predicazioni nella parrocchia, ove assai spessa erano chiamati. Sopra ogni altra opera di carità merita memoria e memoria eterna quello spirito di fervore con cui sacrificarono se stessi nella pestilenza del 1630. Poiché Salò, nel 1576 rispettato dalla peste, nel 1630 venne da essa straziato in modo si spaventevole che in soli tre mesi trovaronsi mancate, 4.000 persone, gli ecclesiastici alcuni morti, altri fuggiti per lo spavento…I due predicatori cappuccini Francesco da Darigo (contrada di Desenzano) e Lorenzo da Casaletto (cremasco) erano accorsi fin dal principio spontaneamente a somministrare gli estremi uffici ai colpiti, aiutare gli infermi, soccorrere gli abbandonati.Quando il Santo Vescovo Marino Giorgi conobbe il misero stato di queste sue pecorelle, pregò i Cappuccini d’assumere la cura spirituale di tutta la città: allora come fosse accresciuto il debito, chiamarono dal convento altri confratelli e vi si applicarono con novello fervore. I documenti del tempo ci dicono solamente, e non é poco, che otto cappuccini si prestarono in Salo e vicinanze in sì eroico servizio e che uno fu preservato, quattro vennero crudelmente straziati dal morbo poi risanarono e tre vi lasciarono inesorabilmente la vita».